Chiesa Matrice “S.S. Maria Assunta”

[ultra_dropcaps style=”ultra-normal”]I[/ultra_dropcaps]l complesso architettonico costituito dalla Chiesa e dalla torre campanaria, così come appare anche nell’incisione pubblicata dal Pacichelli nel 1703, oltre a costituire una delle emergenze architettoniche della città era, ed è ancora, tramite il “sottopassaggio” del campanile, un nodo urbanistico importante nella viabilità cittadina. Scarse sono le notizie sulla costruzione della Chiesa, riedificata a partire dal 1513 per volontà di Vincenzo Carafa, secondo barone del suo casato di Castelvetere.

Verosimilmente la Chiesa è stata costruita su una più antica e nel corso dei secoli dovette subire vari rimaneggiamenti: nel 1637 e dopo il terremoto del 1783. La facciata tripartita con la torre campanaria addossata costituisce un esempio di architettura spontanea, mentre le cupole con la caratteristica copertura a tegole sono tipiche delle costruzioni sacre calabresi del ‘600 e ‘700 e chiaramente sono ispirate a modelli più antichi di origine bizantina sul tipo della Cattolica di Stilo. La tecnica costruttiva di queste cupole rispetta in effetti la tradizione architettonica basiliana, della quale restano tracce oltre che nella Chiesa Matrice anche in altri complessi, quali ad esempio il teatro vecchio, ex Chiesa di San Leo. Però, nel caso specifico della Chiesa Matrice, come si evince dalla diversità di livelli, di grandezza ed anche dalla articolata disposizione planimetrica, è molto probabile che qualcuna delle cupole non sia solo un tardo rifacimento del XVII e XVIII secolo, ma una struttura originale dell’epoca precedente. Il portale principale in granito locale è sormontato da stemma con le armi Carafa in marmo bianco di Carrara, forse dei primi anni del secolo XVI. L’interno è a tre navate, divise da sei pilastri, con tetto a capriate, eseguito di recente durante i lavori di restauro. Sotto l’arcata mediana di destra della navata centrale vi è ancora il pulpito ligneo del sec. XVIII.

Nell’abside sono gli stalli in legno di noce, dove una scritta sulla parte alta ricorda che furono eseguiti nel 1757 su committenza dell’arciprete Annibale Passarelli. Sul fondo si erge il monumento funerario di Giacomo Carafa, primo barone sempre del suo casato di Castelvetere.

 
(Gustavo Cannizzaro, guida storico-turistica “Itinerari Cauloniesi”, Luglio 1999)

 

 

 

 

 

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