Carciofino selvatico (Cynara cardunculus L.)
Caccioffuleddu – Cardunara
Periodo di raccolta: aprile/maggio
E’ una pianta del tutto spontanea la cui diffusione abbraccia i territori caldi e umidi del Mediterraneo. Si rinviene nei luoghi incolti, nei pascoli aridi, lungo le strade di campagna. Dal sapore vagamente simile a quello del sedano, il carciofo selvatico condivide con la varietà coltivata il tipico sentore amarognolo e il caratteristico colore violaceo dei suoi fiori. L’unica differenza è che, contrariamente da quanto ci si potrebbe aspettare da una specie selvatica, del cardo si possono cucinare i gambi, i piccioli delle foglie e le larghe coste. Ma sono i deliziosi capolini a rappresentare i protagonisti delle tavole rustiche e gustose delle famiglie calabresi. La predilezione per i climi caldi e umidi rende i carciofini selvatici particolarmente diffusi nei territori dell’Italia centro-meridionale: non sarà difficile, quindi, trovarli in Puglia, Sicilia e in Calabria, nell’Area Grecanica e della Locride. Tipica preparazione di queste zone sono i carciofini selvatici sottolio particolarmente saporiti e aromatizzati. In alternativa, li potrete trovare fritti, saltati in padella o gratinati al forno. Ovviamente non possono mancare i piatti tradizionali della cucina italiana, tra cui frittate, risotti, lasagne o saporiti contorni con patate.”
I “capolini in boccio” venivano utilizzati già dai Romani per la preparazione di pietanze e fin dal XVI secolo se ne tramanda l’uso contro le disfunzioni epatiche.
Le 10 piante più comuni di erbe spontanee commestibili calabresi – Aiab Calabria