Cappero

Cappero (Capparis spinosa L.)
Chiappara
Periodo di raccolta: 
giugno/luglio

Pianta rustica per eccellenza, che cresce a cespugli semistriscianti sui terreni incolti o cascanti dall’alto di vecchi muri e dalle fessure nelle rocce. Il mare sovente gli fa da sfondo e sebbene non sia raro intravederlo sospeso sui muraglioni del Lungotevere o sulle torri di fortezze medievali del Nord Italia, il suo habitat favorito sono le calde contrade della Calabria (ma anche del resto del Sud Italia).

E’ da sempre uno dei protagonisti della tavola – almeno nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dove cresce spontaneo – ed ha fama di essere un potente afrodisiaco: tale lo definiscono la Bibbia nell’Ecclesiaste (XII, 5) e il Panunto, cinquecentesco trattato culinario di Domenico Romoli. La luminosa pelle della bellissima Frine, raccoglitrice e consumatrice dei suoi boccioli e poi leggendaria etera di Atene, amata dallo scultore Prassitele e raffigurata dal pittore Apelle, sembrerebbe suggerire anche una sua provvidenziale efficacia skin care.

Oltre ai boccioli e ai frutti (simili a un’oliva oblunga e nell’alto Jonio chiamati cucuzzeglia cucunci), la Capparis spinosa offre dunque la possibilità di gustare anche i germogli che, teneri, spuntano da aprile a giugno (in alcune zone anche fino a luglio inoltrato) favoriti dalle temperature più calde. I primi si bagnano con l’aceto e si lasciano fino a quando sono dolci mescolando spesso (devono praticamente assorbire l’aceto messo) poi si invasano con pochissimo aceto (solitamente coperti con una pezzuola imbevuta di aceto per non farli asciugare). Le cime di capperi si sbollentano e si lasciano in acqua cambiandola spesso fino a quando non si addolciscono, si condiscono con poco olio e si mangiano come contorno, volendo si possono conservare in vasetto con poco aceto! Sono usati principalmente con insalata di pomodoro, con il pesce o nei pomodori con il riso.

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