Un interesse particolare riveste la presenza tra questi materiali di un tipo di coppa documentata unicamente a Pitecusa (n. 2): con altri oggetti provenienti dalla Sibaritide e dalla Locride essa attesta infatti l’esistenza di circuiti commerciali che collegano l’area ionica calabrese a quella tirrenica campana.
Segue cronologicamente un nucleo di frammenti appartenenti a vasi nello stile cosiddetto di Thapsos, dal nome del sito dove per la prima volta la classe in questione è stata riconosciuta, l’attuale penisola di Magnisi in Sicilia. Morfologie ancora una volta legate al consumo del vino, questi vasi hanno decorazione di tipo lineare caratterizzata dalla presenza, negli esemplari più antichi, di un pannello riempito con motivi geometrici più o meno elaborati posto all’altezza delle anse (fig. 2).
La cronologia e l’ampia distribuzione di questi manufatti all’interno del perimetro urbano – analoghi rinvenimenti si registrano nell’area del santuario di Punta Stilo, nello scavo del sottopasso 106 in prossimità del parco archeologico, in proprietà Zaffino, alla ‘casa del drago’ – indicano con chiarezza che i primi coloni greci arrivarono a Kaulonía sul finire dell’VIII secolo a.C., esattamente come a Sibari e Crotone dove la data di fondazione posta entro l’ultimo quarto del secolo dalle fonti storiche è confermata archeologicamente proprio dalla presenza di questo tipo di reperti. Per tutta la fase che precede la metà-fine del VII secolo a.C. – periodo al quale possono essere datate le più antiche strutture murarie rinvenute a S. Marco: vedi Fase alto-arcaica – la presenza greca in questo e in altri settori della città continua ad essere indiziata da cospicui rinvenimenti di reperti mobili. Essi restituiscono per queste prime fasi di vita dell’abitato l’immagine di una colonia pienamente inserita nelle correnti di traffico che interessano tutti i siti della costa ionica, commercialmente collegati con i principali centri esportatori della madrepatria, in particolare Corinto. Da qui dovevano infatti provenire, ad esempio, ricercati vasi destinati alla toeletta femminile come le pissidi delle quali rimangono solo le prese dei relativi coperchi (fig. 4; n. 7) o, ancora, coppe e kotylai (tazze) con semplicissima decorazione lineare, molto richieste probabilmente per via della precisione nell’esecuzione della decorazione e dell’alto livello tecnico testimoniato dalla sottigliezza delle pareti (figg. 5-6).